Per spiegare e comprendere che cos’è la terapia cognitivo comportamentale vorrei iniziare facendo un semplice esempio.

Immaginatevi due studenti universitari, Francesco e Giovanni, che scoprono di essere stati bocciati all’ultimo esame sostenuto (stesso evento).
Giovanni di fronte alla bocciatura prova un emozione di rabbia e pensa: “Non è possibile! Non ho superato l’esame perché sto antipatico al professore! Ma gliela faccio vedere io con chi ha a che fare!”

Francesco invece prova un emozione di ansia e pensa: “Non ho superato l’esame! E adesso come farò a laurearmi nei tempi previsti? Non c’è la farò mai!”

Di fronte a questa situazione ci possiamo porre diverse domande: per quale motivo i due ragazzi davanti allo stesso evento reagiscono in modo opposto? Da cosa dipende? Dal carattere? Da come mamma e papà gli hanno educati? Oppure le diverse reazioni sono il prodotto di differenti pensieri e significati attribuiti alla situazione?

La terapia cognitivo comportamentale sostiene che esiste una stretta relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti e che la sofferenza psichica è prodotta dal modo in cui pensiamo agli eventi che ci accadono.

Le evidenze scientifiche a supporto ci suggeriscono che le nostre reazioni emotive e comportamentali dipendono dal modo in cui interpretiamo gli eventi; quest’ultimi di per sé non sono né positivi né negativi ma assumo una valenza in base al significato personale che assegniamo alla situazione.

Ecco spiegato perché uno stesso episodio (es. bocciatura all’esame) determina reazione emotive e comportamentali differenti da persona a persona.

La terapia cognitivo-comportamentale integra al suo interno 2 diverse forme di terapia:

  • La terapia cognitiva: lo scopo è quello di individuare schemi di pensiero, di ragionamento e di interpretazione degli eventi che sono rigidi e disfunzionali, che causano e mantengono la sofferenza emotiva nella persona modificandoli e integrandoli in schemi di pensiero più funzionali.
  • La terapia comportamentale: l’obiettivo è quello di modificare la relazione che vi è tra le situazioni che creano sofferenza e le abituali reazione emotive e comportamentali che la persona mette in atto attraverso l’apprendimento di nuove modalità di risposta agli eventi.

Le caratteristiche essenziali della terapia cognitiva-comportamentale sono:

  • È scientificamente fondata: gli studi scientifici prodotti in più di quarant’anni di esistenza hanno ampliamente dimostrato la validità e l’efficacia di questa forma di terapia nella cura di un innumerevole quantità di disturbi psicologici tra questi troviamo i disturbi d’ansia (es disturbo di panico, disturbo d’ansia sociale…), i disturbi dell’umore (es. disturbo depressivo maggiore, disturbo bipolare…), il disturbo ossessivo- compulsivo, i disturbi di personalità, i disturbi alimentari (es. anoressia e bulimia nervosa…).

Studi sviluppati dall’ Istituto Superiore di Sanità e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno evidenziato come questa forma di terapia costituisca il trattamento d’elezione per i disturbi d’ansia.

  • Si fonda sulla collaborazione tra terapeuta e paziente, i quali lavorano assieme nella direzione di comprendere il problema, nel definire e mettere in pratica le migliori modalità di trattamento per arrivare alla soluzione della sofferenza psicologica.
  • È centrata sul problema attuale: questo significa che la terapia è focalizzata sulla risoluzione dei problemi attuali del paziente, nel qui ed ora.

Questo non significa tralasciare gli eventi passati o le esperienze vissute durante l’infanzia anzi fondamentale è l’approfondimento e la raccolta di questi vissuti che vengono integrati all’interno del quadro generale di comprensione del disturbo.

  • È a breve termine ovvero generalmente la durata della terapia va dai 4 ai 12 mesi con cadenza settimanale degli incontri; tuttavia nel caso di problemi psicologici più gravi e complessi la terapia può richiedere tempi più lunghi.
  • È pratica e concreta: questo significa che l’obiettivo cardine è la risoluzione dei problemi psicologici vissuti dal paziente. Tutto questo si traduce ad esempio nell’eliminazione degli attacchi di panico, nella riduzione dei sintomi ansiosi o rituali compulsivi….
  • È attiva cioè il terapeuta insegna al paziente a comprendere la natura della sofferenza psicologica e a utilizzare le migliori strategie per affrontarla e risolverla.

Dall’altra parte il paziente lavora attivamente non solo in seduta ma anche svolgendo i compiti a casa che di volta in volta vengono assegnati con lo scopo di applicare le abilità apprese.

  • È orientata allo scopo ovvero terapeuta e paziente lavorano assieme per definire gli obiettivi della terapia e per stabilire un piano di trattamento che viene creato appositamente per il paziente.

A questo si aggiunge l’importanza di verificare nel corso del tempo i risultati ottenuti in modo da valutare se gli obiettivi concordati sono stati raggiunti.